Non si può dire al sole "più
sole" o alla pioggia "meno pioggia" La
felicità è qualcosa che non ci è dovuto
*Arricchiamoci delle nostre reciproche differenze.
(Paul Valéry) *Non aderisco all'opinione di nessun uomo: ne ho alcune per conto mio. (Ivan Turgenev) *La libertà non
sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta. (Adorno)
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Società: "Prigione della ragione o culla dei sentimenti?"
In un mondo
dove la monotonia e la naturale distruzione del concetto di unicità sembrano ormai diventare colonne portanti, il concetto
di società appare difficile da spiegare. Possiamo definirla molto generalmente come "l'insieme organizzato di individui uniti
da uguali usi, costumi, lingue e religioni" ma dietro questo aspetto "storico" non sorge spontaneo chiedersi cosa sia REALMENTE
la società per un uomo? Probabilmente per poterla comprendere dovremmo prima interrogarci su come si muovano gli uomini "di
oggi".. in questo modo sarebbe più chiaro il modo in cui attualmente i "nostri" uomini costruiscano la "nostra" società. Agli
occhi critici di un individuo "distaccato" appare evidente come "i nostri" siano spinti da una parte a conformarsi, annullando
la propria unicità e spesso il proprio "perchè" e dall'altra a cercare mezzi utili allo scavalcamento del "vicino". I due
elementi, appare ovvio, vanno ad intaccare l'equilibrio dell'uomo, ostacolando il controllo che esso ha su ciò che lo circonda.
Da questo punto di vista nasce il concetto di società prigioniera, che non lascia spazio all'individualità e alla "creatività",
rappresentando troppo spesso solo un semplice rifugio per sfuggire alla "solitudine del figlio unico", condizione naturale
dell'uomo in quanto corpo e in quando mente. Ma se è vero che l'umana specie nacque imperfetta, destinata alla perenne ricerca
della cosiddetta "metà mancante", allora è altrettanto vero e giusto che l'incompleto uomo sia continuamente alla ricerca
di qualcosa in cui cullarsi e sentirsi "protetto"...
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