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... L'evoluzione può terminare solo con lo stabilirsi della più grande perfezione e della più completa felicità ... 
                                                                    Herbert Spencer, 1862             

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L’evoluzionismo classico

Per i sostenitori dell’evoluzionismo classico il divenire storico della realtà ha un senso di marcia e segue un cammino lineare preciso secondo uno schema ben definito. Inoltre questo divenire storico segue un cammino progressivo, porta a livelli superiori e a livelli inferiori.

Come migliore espressione per evoluzionismo intendiamo: ogni essere vivente ha avuto un progenitore comune, trasformazione dura per un lasso di tempo molto vasto.

Da questa concezione di fondo si diramano due tipi di evoluzione BIOLOGICA e SOCIO-CULTURALE:

per biologica s’intende le specie viventi nel tempo vanno incontro a trasformazione strutturali progressive; per socio-culturali che inserisce in un cammino evolutivo anche le società umane.

L’evoluzionismo classico è un movimento di pensiero che si sviluppa tra il Settecento in filosofia e nell’Ottocento dalla filosofia si insinua nella scienza, fino a diventare in biologia e nelle scienze sociali un vero e proprio modello teorico essi spiegano fenomeni come la varietà delle scienze umane. Sempre nell’Ottocento le idee evoluzionistiche escono dalla cerchia dei filosofi e degli scienziati e divengono tema di discussione in religione e motivo di ispirazione in politica e in movimenti di idee dell’Occidente moderno.

Nel 1859 Darwin pubblica “l’origine della specie” in questo scritto tratta esclusivamente di animali e mette appunto davanti al fatto che ogni essere vivente ha un progenitore comune. Questo nuovo pensiero rivoluziona tutto ciò in cui si credeva da sempre esso, infatti, si contrappone al creazionismo (un’entità superiore creatrice di tutto) essi sentono una vera e propria rottura della tradizione. Dieci anni dopo Darwin pubblicò “l’origine dell’uomo” questo libro suscitò molto scalpore nel mondo creazionista, ma grazie hai primi ritrovamenti fossili questo pensiero ebbe prove reali sulla propria veridicità.

 

Il darwinismo sociale

Il darwinismo sociale utilizza la teoria della selezione naturale per interpretare le disuguaglianze sociali. L’idea di fondo è che nella società si affermano i più adatti. Infatti, le politiche a favore dei più deboli vengono ritenute inutili. Il darwinismo sociale ha fatto da supporto ideologico alle politiche del laissez-faire, particolarmente in voga nell’Inghilterra vittoriana. In Germania il darwinismo sociale si è mescolato al nazionalismo e al senso del popolo per sfociare nel razzismo; uno dei primi studiosi è A.Ploetz, che sul finire dell’Ottocento ideò una scienza eugenetica, capace di progettare gli accoppiamenti in modo da avere generazioni migliorate di individui. Ploetz pensava di migliorare tutta la razza umana, non solo quella ariana. Per i successivi teorici del nazionalsocialismo, intenzionati a privilegiare la razza ariana questa visione era troppo idealistica ed ecumenica.

 

L’evoluzionismo in antropologia culturale

L’evoluzionismo ha dominato in antropologia culturale dalla metà dell’Ottocento fino ai primi anni del Novecento. E’ servito a spiegare le diversità culturali dei popoli della Terra. Tutti i popoli seguono lo stesso cammino evolutivo ma con tempi diversi, per cui allo stato attuale ce ne sono di più avanzati e di più arretrati. L e moderne civiltà occidentali rappresentano il punto più alto dell’evoluzione socioculturale umana.

I più importanti antropologi sono stati: lo statunitense L. H. Morgan, gli inglesi E. B. Tylor, J.G. Frazer,

Morgan distingue le fasi evolutive soprattutto in base ai sistemi di produzione, ma l’evoluzione per lui comporta anche cambiamenti nell’organizzazione politica e nella famiglia. I matrimoni tendono a diventare monogamici e la famiglia nucleare.

Gli altri due importante esponenti si sono interessati per lo più all’evoluzione del pensiero e della religione.

 

... Le condizioni cui giungono le ricerche più recenti sulla condizione primaria della razza umana tendono ad accreditare la tesi che l’umanità abbia cominciato la propria carriera muovendo dal gradino più basso e progredendo poi dallo stato selvaggio fino alla civiltà attraverso lente accumulazioni di conoscenza sperimentale …

           Lewis   Henry  Morgan, la società antica, 1877

                                                                   

L’evoluzionismo criticato

Le conseguenze pericolose delle teorie evoluzioniste

Hume mette in evidenza che è logicamente scorretto argomentare contro un’ipotesi additando le conseguenze pericolose che ha: per stabilire se un’ipotesi è vera o falsa bisognerebbe esaminarla in sé.

Molti attacchi all’evoluzionismo hanno proprio fatto appello alle conseguenze pericolose in morale, politica, religione.

In campo religioso la teoria biologica dell’evoluzione, nucleo naturalistico dell’evoluzionismo, è stata accusata di essere anticristiana.

Una ragione profonda per qui la teoria dell’evoluzionismo è apparsa anticristiana è che propone una visione meccanica della storia della vita sulla terra. Tutto accade perché il caso e i processi adattivi cospirano a far emergere certe specie piuttosto che altre.

P.Teilhard de Chardin nelle sue opere propone una cosmologia che assume il principio dell’evoluzione, ma lo estende alla realtà spirituale e lo inquadra in un disegno provvidenziale

 

… Credo che l’universo è un’Evoluzione. Credo che l’Evoluzione va verso lo Spirito. Credo che lo Spirito si compie in qualcosa di Personale Credo che il Personale supremo è il Cristo - Universale …

         Pierre Teilhard de Chardin, In che modo io credo              

 

                              

 

                         Critica all’idea di progresso

 

All’idea di progresso sono state mosse tre critiche fondamentali.

1.      Progresso scientifico tecnologico non vuol dire necessariamente progresso umano, l’idea di progresso affonda le sue radici nella convinzione illuminista che il progresso del sapere sul mondo trascini con sé un progresso nella vita associata umana. Il nesso tra le cose non è però scontato ed è stato messo in discussione da più parti.

2.     E’ dubbio che la storia abbia un verso nel Novecento è stata messa in discussione pesino la convinzione di partenza nata: il sapere dell’umanità avanzi. Il cammino della scienza è discontinuo e, a differenza di come può sembrare a prima vista, non è un processo cumulativo, in cui cose nuove si aggiungono alle vecchie e si costruisce passo passo un grande grattacielo. La storia della scienza è segnata da grandi rivoluzioni, cambiamenti di rotta radicali, in cui mutano i paradigmi, cioè i concetti e le idee di fondo sul mondo, perciò è una crescita discontinua.

3.     Stabilire da quale parte è il meglio è un’operazione arbitraria, sono stati soprattutto gli studi storici e antropologici a mostrare quanto sia arbitrario dire che una civiltà è più avanzata, quindi migliore, di un’altra. In particolare l’antropologia culturale nel Novecento ha messo sotto accusa l’etnocentrismo dell’antropologia evoluzionistica: i popoli diversi da noi ci appaiono arretrati solo perché assumiamo il mondo che ci è familiare come pietra di paragone della storia umana.

 

Il Neoevoluzionismo

Ci si può sbarazzare del concetto di evoluzione socio-culturale?

Le critiche all’evoluzionismo sono state tanto severe quanto fondate. E’ importante stare attenti però a non lasciar cadere anche ciò che l’evoluzionismo ha di buono e di vero. Anche se l’idea di progresso è in fin dei conti un’illusione e anche se non c’è una linea evolutiva unica seguita dai popoli della terra, non è detto che non ci sia stata un’evoluzione socio-culturale.

Più importante è l’osservazione che anche le culture umane si adattano all’ambiente e alle realtà storico-sociali e posso sopravvivere più facilmente o meno. I meccanismi dell’evoluzione, in altri termini, non smettono di funzionare dinnanzi alla storia culturale dell’umanità.

 

 

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La società

 

Il concetto di società: cercando di individuare gli elementi che si trovano in ogni società, possiamo capire che cos’è la società in generale.

1.   Per prima cosa c’è un insieme di persone in rapporto tra loro su un territorio. Esistono vari gruppi di persone sia di dimensioni piccole dove c’è la possibilità di comunicare faccia a faccia con tutti creando una rete di relazioni stabili, sia di dimensioni più popolose dove il rapporto è del tutto impossibile. In ogni caso abbiamo un insieme di persone in rapporto su un territorio.

2.   Sistema di vita le persone nei comportamenti e nei rapporti fanno riferimento a un complesso di modelli di vita e convinzioni. Il sistema di vita è la componente culturale della società: quella che in antropologia si chiama cultura è in fin dei conti il complesso dei modelli di vita e delle convinzioni di un dato popolo e di una data società.                                              

3.   Riproduzione sociale la società tende a conservarsi e a conservarsi e a ripetersi nel tempo e nello spazio. L’idea di riproduzione sociale si deve ai padri fondatori della sociologia, soprattutto a Marx, secondo il quale la vita di una società è fatta da un lato di produzione, dall’altro di riproduzione.

4.    Per assicurare alla società una buona esistenza abbiamo bisogno di un adeguato Ricambio demografico, cioè deve reclutare nuovi membri che rimpiazzano quelli che vengono meno. Il reclutamento di nuovi membri avviene per immigrazione, ma soprattutto grazie alle famiglie, unità produttive biologiche che sfornano nuovi nati.

5.   La riproduzione sociale non è solo ricambio demografico ma anche riproduzione culturale: la società tende a mantenere il proprio sistema di vita. Ai nuovi nati vengono trasmesse le acquisizioni necessarie per adeguarsi al sistema di vita.

6.   Un’altra caratteristica fondamentale: l’autonomia nel procurarsi da vivere nel condurre la loro esistenza sociale e nel riprodursi biologicamente e culturalmente.

7.   La società è in parte materiale, in parte immateriale è fatta di entità concrete, quali gli esseri umani, il territorio, i comportamenti, l’insieme dei beni posseduti, compreso il repertorio degli strumenti tecnologici e dei manufatti prodotti, che di solito si chiama cultura materiale. È fatta però anche di realtà palpabili, quali i modelli di vita le convinzioni, il sistema di vita nel suo complesso.

 La società è quindi: un’entità parte materiale, parte immateriale, formata da un insieme di persone in rapporto tra loro su un territorio e con un proprio sistema di vita, che tende a essere autonoma e a riprodurla biologicamente e culturalmente.

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Il Funzionalismo

L’idea di base del funzionalismo è che la società costituisce un sistema funzionale. Ogni società è un’unità dinamica che per adattarsi all’ambiente e per sopravvivere deve soddisfare determinati bisogni, sfruttare le risorse disponibili, mantenersi unita, tramandare i modelli culturali di generazione in generazione. Quindi c’è bisogno di un’organizzazione adeguata, una struttura che le permetta di far fronte alle necessità e mantenersi in vita. Il funzionalismo è detto anche struttural-funzionalismo.

 

Le teorie del conflitto

La visione della società.

La principale alternativa al funzionalismo è sono costituite dalle teorie del conflitto, che in un certo senso mostrano l’altra faccia della medaglia. I teorici del conflitto presentano un’immagine negativa della società. Anziché unità organica, la società è luogo di divisioni, stratificazioni e lotte.

Le istituzioni non sono realtà necessarie che rispondono a imperativi funzionali, a bisogni dall’intero sistema sociale. Sono l’esito delle vicende storiche dei conflitti tra i gruppi: la parte che arriva a prendere il predominio le organizza a propria misura per tenere sottomessa l’altra parte. Per i teorici del conflitto ogni società ha istituzioni storiche e di parte.      

Il conflitto sociale in Weber.

 Gli elementi fondamentali della teoria del conflitto si trovano anche in Max Weber, sociologo tedesco che ha dato contributo fondamentale allo sviluppo delle scienze sociali. Egli pensa che la società sia teatro di divisioni e di lotte e che l’aspetto più evidente della sua struttura sia la stratificazione sociale.

La stratificazione sociale di Weber è molto articolata non c’è semplicemente un’èlite ricca dominante e una massa povera di dominati, ma c’è una pluralità di gruppi in posizioni sociali diverse. Dato che le persone possono aggregarsi per l’economia, il potere o la cultura, in realtà c’è una stratificazione tripartita. Vicino alla gerarchia di classe, su base economica, esistono quella appartenenza politica, fondata sul potere, e quella di ceto legata alla cultura. Secondo Weber queste stratificazioni si sovrappongono e si separano ciclicamente.

Un aspetto importante della teoria di Weber è l’interdipendenza tra le stratificazioni. Le tre gerarchie si influenzano reciprocamente; è possibile anche l’influenza inversa: l’appartenenza a un gruppo culturale può condizionare la posizione economica.

Weber ha una visione realistica del conflitto sociale: a suo giudizio divisioni e conflitti si trovano in ogni società, sono in  ultima analisi ineliminabili ed hanno anche risvolti positivi, dato che assicurano i cambiamenti sociali ed evitano la staticità.

Un concetto assai noto della metodologia di Weber è quello di avalutatività. Lo scienziato non può far a meno di valutare, perché per scegliere di quale problema occuparsi deve stabilire cos’è più rilevante e che cosa meno. La sua visione è parziale e orientata; egli deve scindere la constatazione dei fatti dai giudizi di valore . il suo compito è descrivere e spiegare la realtà nei limiti dell’orizzonte che si è dato interessandosi a un determinato problema. Avere questa competenza significa essere avalutativi.

 

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